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D'ORAZIO LELLI
FORMAZIONE E RICERCA PSICOANALITICA
SCUOLA DI PSICOTERAPIA PSICOANALITICA
DELLA COPPIA E DELLA FAMIGLIA

IL RELATIVISMO NELLA PSICOTERAPIA: ALCUNE INSUFFICIENTI CONSIDERAZIONI
Giovanni D'Orazio Elisabetta Lelli

Quando insegniamo, parliamo anche delle nostre frustrazioni,
degli insuccessi che ci hanno permesso
di cambiare il nostro approccio ai problemi.
In effetti cerchiamo di storicizzare i vari momenti
che abbiamo attraversato e che ci hanno portato
a modificare sia il nostro approccio alla psicoterapia che, di conseguenza, ai pazienti.
Questo perché vogliamo trasmettere la costruzione di un metodo
più che la costruzione di una verità.
Perché sappiamo benissimo che ogni volta che arriviamo a una verità,
essa resiste poco tempo dentro di noi.
Resiste poco perché ci conduce prima o poi ad una frustrazione
e quindi a una nuova verità, che farà la fine di quella vecchia.
Questo modo di impostare un metodo di psicoterapia più che una psicoterapia,
ci permette di scoprire sempre nuovi pezzi di come funziona la mente di quella persona
o meglio di come funziona la relazione tra noi ed il paziente
che ci è ignoto e che rimarrà per altra parte ignoto.
Questo metodo lo chiamiamo relativismo psicoterapeutico,
cioè una forma di atteggiamento laico
rispetto a quella che in quel momento ci appare la verità psichica.
Attraverso questo metodo costruiamo dentro di noi
un'ipotesi di funzionamento della mente umana
e sappiamo che tale ipotesi è solo strumentale
e non assoluta, e questo perché è tutto relativo.
Non esiste un'oggettività perché la mente umana modifica inconsapevolmente
i dati in entrata ed in uscita nel rapporto psicoterapeutico.
Tutto è relativo nel nostro lavoro, ma questo relativo ci aiuta a vivere
la realtà emotiva del paziente
e non a fissarla in uno schema immodificabile.
Milano, agosto 2020

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