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La postura nella Casa dei Piccoli

LA RICERCA PSICOANALITICA

LA POSTURA NELLA CASA DEI PICCOLI
Lucia Faglia *
Il mio intervento vuole mettere in evidenza dell'atteggiamento posturale che sono emersi alla mia attenzione nel lavoro all'interno della Casa dei Piccoli:
Utilizzando due esempi di interazione in questa per me relativamente nuova esperienza, vorrei evidenziare quali sono i precursori, nella relazione madre- bambino , di un atteggiamento prevalentemente identificatorio che manipolativo con l'altro ( alla base della Postura (P.) come la intendiamo noi ), come ciò non sia semplicemente dato ma rappresenti un'acquisizione lenta e faticosa e di come si possano evidenziare precocemente nel lavoro all'interno della Casa queste difficoltà e si cerchi di stare vicino alle madri in queste situazioni.
Inoltre di come la P. possa venire in aiuto in una situazione ben più fluida della classica relazione terapeuta/ paziente, ad esempio all'interno appunto della Casa dei Piccoli.
Negli ultimi anni della mia attività come psicoanalista mi sto interessando alla relazione madre-bambino e ho aperto una Casa dei Piccoli a Mn nel gennaio 2016. All'interno della sede della Associazione Centro Studi di Psicoterapia Psicoanaliticia di Mantova, ho attrezzato una stanza per il gioco e la accoglienza di bimbi da 0 a 3/4 anni, con lo scopo di permettere l'incontro con mamme e papà e con i loro bambini. L'obiettivo principale è quello di aiutare le mamme ma anche i papà a sintonizzarsi meglio con i piccoli, chiarendo loro cosa sta succedendo nella mente dei bambini in quella determinata fase evolutiva, invitandoli ad ascoltare ed esprimere i propri sentimenti. Sembra che questo intervento possa avere un'efficacia preventiva sullo sviluppo del disagio psichico nel corso della vita adulta.
Il setting è abbastanza elastico: ci si incontra due giorni alla settimana per un'ora e mezza. Invito i genitori a partecipare a cicli di otto incontri rinnovabili, in modo che ci sia un inizio e una fine ma che si possa eventualmente continuare. Alcuni genitori sono venuti per più di un anno, altri solo qualche volta. Gli incontri sono gratuiti.
Nella costruzione di questo setting mi sono servita di un atteggiamento posturale: all'inizio ho lasciato tutto molto libero, senza colloqui preliminari, senza un in inizio e una fine, così lasciavo che le mamme con i bambini e i papà venissero. Ciò ha generato un clima confusivo, devo dire molto faticoso, soprattutto emotivamente, non c'erano confini, regole ben definite, la sicurezza delle pareti del mio studio con il classico setting psicoterapeutico molto rassicurante era minacciata, lasciavo accadere e ascoltavo, osservavo sentendomi a disagio. Tuttavia col senno di poi devo riconoscere che regredire insieme con i partecipanti di questa esperienza in parte era anche divertente, giocoso. Progressivamente, anche parlandone con le dottoresse Papi e Didoni a cui si deve la fondazione della Casa Madre dei Piccoli a Ravenna e con cui ho la possibilità di confrontarmi, ho iniziato a comprendere cosa succedeva, a porre dei limiti, a costruire una struttura interna ed esterna più stabile e rassicurante
Lo spirito è quello di stare vicino ai genitori nelle loro difficoltà, non di sostituirmi a loro. Infatti li invito a stare con il bimbo, a giocare con lui e ad ascoltare i propri sentimenti e a sintonizzarsi con quelli del bambino.
All'inizio c'è stata molta curiosità e mi sono trovata alle prese anche con situazioni di confusione per il numero eccessivo di persone . Nell'ultimo periodo, al contrario, il numero dei partecipanti si è ridotto a favore di una maggior efficacia degli interventi e una più incisiva presa in carico.
Le persone di cui vi parlerò mi hanno autorizzato a raccontare dei loro casi cambiando i nomi.
Per circa due mesi una coppia inviata dal pediatra frequentò la Casa insieme con il loro bambino Giorgio di 2 anni. In questi due mesi c'erano solo loro ed io ero assorbita dalla loro presenza.
La preoccupazione principale, in particolare della mamma Mariella che chiamerò prima mamma per differenziarla dalla seconda mamma di cui parlerò in seguito, era relativa all'alimentazione : il piccolo è inappetente, lei trascorre ore con il cucchiaio in mano a corrergli dietro ma lui scappa, gioca. Dominata da questa angoscia mamma Mariella cerca di imporsi a Giorgio, cerca di costringerlo a mangiare, scatenando rifiuto e rabbia nel piccolo; essa è talmente angosciata che di notte quando il bambino dorme cerca di dargli il latte generando vomito tosse e ulteriore apprensione, oltreché indurre nel bambino un rifiuto del cibo.
Dal canto mio, fatico a mettermi in ascolto di questa mamma e mi ritrovo , a mia volta (come lei fa con il suo piccolo), a inzuccarla con il mio nutrimento " provi a fare così… e poi faccia così..", con un atteggiamento, appunto, manipolatorio. La risposta della mamma è oppositivo sia verbalmente ( eh ma se faccio come dice lei poi succede così e cosà e non va bene..etc,,) che nel comportamento invariabilmente contrario ai suggerimenti.
Erna Furnam nel suo libro " Toddlers and their mothers" del 1992 evidenzia di come le mamme, certe volte solo inconsciamente, siano alle prese, durante la crescita dei loro bambini con "i morsi della solitudine, con il dolore di non essere necessarie, con l'impotenza della inattività ….mentre il bambino la impressiona quotidianamente con la sua indipendenza belligerante (lui vuole vestirsi, lui vuole mangiare da solo..)".
Questa mamma forse, come dice Furnam, non riesce ad essere disponibile per non essere necessaria, fatica a sopportare il sapore agrodolce di assistere ai segnali di autonomia del bambino senza sentirsi svalorizzata. Difficile per lei raccogliere e valorizzare i goffi tentativi di Giorgio di manipolare il cibo, di volerlo portare da solo alla bocca etc..
"Il delicato processo di disinvestimento dal corpo del bambino come parte di sé al fine di riconoscerlo come una persona separata da sé ha qui le prime fondamentali basi. In una madre lo sbilanciamento verso un investimento oggettuale da uno narcisistico, legato alla crescita del bambino, è sempre un processo doloroso e mai completamente attuabile".
Esso getta le basi per lo sviluppo di un'adeguata capacità di riconoscere i propri confini da quelli dell'altro e quindi, successivamente delle capacità di identificazione e disidentificazione che abbiamo visto essere gli ingredienti fondamentali della P.
Una successiva riflessione riguardo alla interazione con questa mamma mette in evidenza, che io, attraverso processi identificatori con la madre, mi comportavo con lei allo stesso modo di quanto lei facesse con Giorgio.
Devoammettere che la disidentificazione è stata piuttosto laboriosa: ogni volta che interagivo con lei, nonostante la mia consapevolezza di ripetere con lei la stessa dinamica anoressizzante (tu mi costringi e io non mangio!), immaginavo che consigli darle! Dopo un po', meno governata da questo impulso identificatorio, quindi dopo una lunga e lenta elaborazione sono riuscita a starle vicina con leggerezza e senza impormi, cercando di esprimere tutta la mia simpatia per come fosse difficile per lei stare tranquilla con lui e sentirsi nutriente etc... In questo modo credo di averle fornito un modello nuovo per lei di comportamento, appunto meno manipolativo e più identificatorio, il che, sarà più evidente successivamente, emergerà.
Dopo due mesi in cui mi sono dedicata a questa coppia madre/bambino unica utente, della Casa in quel lasso di tempo, mi telefona un' altra mamma Luisa, che chiamerò seconda mamma, che, su invito della pediatra, chiede di frequentare la Casa. Dopo un incontro individuale in cui Luisa riferisce le preoccupazioni della pediatra per l'agitazione e l'irrequietezza della primogenita Beatrice di 4 anni , (nel corso del quale si sviluppa dentro di me l' idea che questo malessere di Beatrice sia collegato alla nascita del fratellino Giovanni di circa 11 mesi) , invito questa mamma con i suoi figli a frequentare la Casa dei Piccoli per comprendere che sta succedendo.
Resto in ascolto dei miei sentimenti: sono contenta, un'altra mamma sta arrivando nello stesso tempo avverto un certo disagio, una preoccupazione che non so spiegarmi bene…la tengo lì e mi dico vediamo un po' …non si può capire tutto subito..vediamo.
Il giorno dell'incontro di questo nuovo gruppo della Casa arriva la prima mamma con Giorgio simpatico e spavaldo , che come sempre evita la fase dei preamboli e si butta a capofitto nei giochi , con le macchinine che predilige.
Poco dopo arrivano la seconda mamma con Beatrice e Giovanni, facciamo le presentazioni e spiego che abbiamo questa nuova mamma con i suoi due bambini che staranno un po' con noi. Dopo la prima mezz'ora di orientamento Beatrice prende confidenza e gioca con la cucina, mentre il piccolo Giovanni gattona tranquillo e curioso per la stanza deciso a scoprire questo mondo nuovo.
La seconda mamma monopolizza la mia attenzione, parlando di come Beatrice sia irrequieta, agitata…"è sempre stata un po' nervosetta ma da un anno le cose sono peggiorate e la pediatra è un po' preoccupata di questa agitazione". Scopro che per questa nuova mamma è molto difficile riconoscere e accettare sentimenti di rabbia e gelosia. Io, mi dice, ho avuto due sorelle e non ho mai provato gelosia, nella nostra casa c'era molta armonia. Capisco che il terreno è scivoloso, che per questa mamma certi sentimenti non hanno diritto di accoglienza, vanno rimossi o repressi (cerco di identificarmi e con la bimba gelosa, e con la mamma non in grado di sopportare per ora questi sentimenti della figlia che infatti non sono espressi ma agiti nell'irrequietezza di Beatrice)
Nel frattempo Giorgio con una certa veemenza si lancia sui giocattoli che Beatrice cercava di usare per cucinare, davvero infastidito cerca di impedirle di giocare, e quando Beatrice, accondiscendente decide di lasciar perdere e dedicarsi a qualcos'altro lui si fionda sul nuovo gioco deciso a impedirle di usarlo. Egli prende in mano tutti i giocattoli che può e mi sembra qualcosa di più che il semplice modo che hanno i bimbi di quell'età di strappare il gioco all'altro, è come se volesse appropriarsi di tutti i giochi della Casa per impedire a Beatrice qualsiasi gioco.
A questo punto la mamma di Giorgio, la prima mamma, dice ridendo "Eh lui ha fatto il re in questi mesi…c'era solo lui e tutti giochi erano suoi … non vuole proprio che Beatrice giochi con qualcosa!.." ci guardiamo con intesa e sento che lei sta parlando anche di sé, del fatto che io non potevo dedicarmi a lei totalmente ,come avevo fatto in questi due mesi, e il sentimento di disagio che mi aveva angustiato all'idea dell'arrivo di una nuova mamma prende in me significato : mi sento come una mamma con l'arrivo del secondogenito! Di nuovo la P. mi è venuta in aiuto, avevo sentito qualcosa che mi metteva a disagio, col senno di poi posso dire che inconsciamente mi ero identificata con la prima mamma ( e anche con Giorgio) e con il suo dispiacere di non essere più unica e speciale . Mi dico ecco cos'era… ora devo dividermi tra due mamme…
Il commento scherzoso della prima mamma mi permette di sottolineare ad alta voce la sua osservazione complimentandomi con lei per questa interessante osservazione ( incoraggio sempre le mamme ad esprimere quello che sentono od osservano e valorizzo anche la disponibilità e spesso il coraggio che ci vuole per farlo!) .
Dal punto di vista della P. possiamo vedere come la prima mamma, che generalmente tende ad avere un rapporto manipolatorio con l'altro, in questo caso, vuoi che come vi dicevo sono riuscita non solo a identificarmi ma anche a disidentificarmi, vuoi che mi sono sforzata di condividere con questa mamma ciò che capivo del funzionamento psichico del piccolo Giorgio, ha, in questo momento, assunto un atteggiamento identificatorio con lui. Due mesi fa forse avrebbe semplicemente sgridato Giorgio "Non rubare i giocattoli etc…", ora si sforza anche di capirlo:"Che succede a Giorgio? Perché si appropria così dei giocattoli con cui Beatrice vuole giocare?". Non solo, capisce il suo bambino e ad alta voce fa questo commento in presenza del bambino, che si sente dunque capito da lei e non manipolato. Mi sembra già un bel progresso , anche solo temporaneo, non importa..chissà che riesca a solidificarsi.
Commento che deve essere davvero difficile per Giorgio sentire che i giocattoli della Casa non sono tutti per lui, che bisogna condividerli con altri, così come quando nasce un fratellino o una sorellina i bambini si sentono spodestati : da oggi in poi dovranno dividere la mamma con qualcun altro e ciò provoca dolore, rabbia, gelosia .
Nella Casa dei Piccoli il commento ad alta voce viene raccolto da tutti i partecipanti anche se, in quel momento è rivolto ad una sola persona. Quindi non coinvolgo direttamente la seconda mamma che non mi sembra ancora a suo agio e pronta per certe affermazioni. Lascio che la seconda mamma ascolti e osservi queste interazioni, nella speranza che prenda più confidenza con sentimenti per lei difficili da accogliere ed elaborare. Episodi di questo tipo si ripresenteranno negli incontri successivi. Ci vorrà del tempo per questa mamma, magari ci sarà occasione per riparlarne o mettere in evidenza anche le difficoltà di sua figlia Beatrice quando il nuovo arrivato richiede le sue attenzioni. Questo succederà forse nelle future interazioni all'interno della Casa. Nel frattempo questa prima osservazione già è stato un punto di partenza per noi per poterne parlare, anche scherzandoci su affettuosamente con la prima mamma .
Come si può evidenziare il mio sforzo identificativo è rivolto sia alle mamme che ai bambini; inoltre continuamente sono alle prese con la disidentificazione empatica: ad esempio non è stato facile per me avvicinare la seconda mamma ai sentimenti di gelosia e rabbia. Per alcuni incontri la mia difficoltà a disidentificarmi dal suo bisogno di negarli e reprimerli mi impediva di stare accanto a lei con spontaneità , anch'io insieme a lei ero muta e dentro mi sentivo incapace di affrontare la questione mantenendo quindi una sorta di afasia che mi metteva a disagio ma che mi sovrastava.
Tuttavia ne ero consapevole. Se mi fossi semplicemente identificata con la seconda mamma e con il suo bisogno di rimuovere la presenza di sentimenti di gelosia e rabbia avrei potuto restare in silenzio, ignorare l'osservazione interessante della prima mamma, non darci il peso che vi andava dato. Una volta che io, prese le distanze dalla seconda mamma (disidentificata), ho capito quanto fosse difficile per lei accedere a questi sentimenti (e come tra l'altro questo a sua volta impedisca alla sua primogenita Beatrice di maneggiare la sua rabbia e la sua gelosia contribuendo all'origine della sua irrequietezza motoria), è stato naturale per me sottolineare il commento della prima mamma, metterlo genericamente in relazione con la gelosia provando una strada meno diretta per avvicinare la seconda mamma e conseguentemente sua figlia Beatrice a questi sentimenti e renderli più famigliari e meno pericolosi .

* ASSOCIAZIONE CENTRO STUDI DI PSICOTERAPIA PSICOANALITICA
Vicolo Poggio 20 MANTOVA
Tutte le pagine copyright © Lucia Faglia 2018






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